martedì 29 settembre 2015

Il sogno di Amleto (monologo teatrale).

È buio… Esco…chi sono vi chiedete? Si accende una luce: va in scena la vita. Non è un ombra che cammina, ma sono io, un povero attore che s’agita e si pavoneggia per giorni, e anni sul palcoscenico, per poi tornare nel silenzio. È un racconto narrato da un idiota, capite? Da un pazzo pieno di furia e di rumore, senza alcun significato ma non cercate di giudicare subito perché…ascoltate…. Del resto come me avete amato e sapete che l’amante, il pazzo, il poeta hanno la stella fantasia. E tutto si svolge sul palcoscenico, è una commedia, ridete! Ognuno recita una parte ma… la mia è una parte triste. Eppure spesso veniamo amati per ciò che sembriamo e fingiamo di essere. È per mantenere l’amore di qualcuno continuiamo a fingere, a recitare una parte, qui su questo palco, davanti a tutti, ingannando anche noi stessi più di chiunque altro. Dolcezza e intelligenza non interessano a nessuno, tragedia, quella si, anche a costo di rovinare una commedia. Pensate quanto sia terribile essere nato quasi dieci volte più intelligente di chiunque altro, amare le persone ma nello stesso tempo disprezzare le loro vanità, le loro debolezze, le loro illusioni. Le persone, anche le più piacevoli, per quanto si impegnino in ragionamenti, sono talmente sciocche... non sono stato abbastanza crudele da far divertire la mia superiorità: sono solo un uomo che uccide ciò che ama non appena si presenti l’occasione. La donna si ch’ è furba: uccide solo ciò che odia. Ma è ancor più terribile amare le persone più di chiunque altro, i loro difetti, le loro debolezze…e per questo essere disprezzato, mai capito e reputato un falso. Soffrire così tanto da sembrare finto, buffo, nascondere ogni sentimento per non ingannare il mio cuore prima ancor di ingannare voi, pubblico cieco, che non cerca al di là di ciò che vede. Volavo come un’ aquila, con gli occhi chiusi, radente sul mare sfiorando le onde con le ali spiegate, fra spruzzi e brezze leggere che mi accarezzavano il viso: non immaginavo bastasse un soffio di vento per catapultarmi in questo abisso, in cerca di una luce. Ho paura dell’eclissi solare che ho dentro di me, è tutto scuro, nero, le stelle sono tornate ad essere stelle, i tramonti tramonti, un fiore un fiore, non c’è più magia in ciò che vivo. Ed è al buio che la mia anima vaga, dannata, lasciata all’abbandono, lontana dall’amore ma così vicina al caos. Vaga senza mete in un limbo vuoto, guidata dal mio cuore, bussola impazzita, che punta all’ignoto in cerca d’amore. I bagliori che sovente m’illudono non sono che lampi e tuoni, un’effimera visione di una luce ingannatrice. Sono la notte che insegue il giorno per amarlo, le tenebre che amano l’aurora che le scaccia, sono l’ombra che che insegue invano un raggio del sole. Ah cuore cupo, buio e triste più d’un cimitero oscuro, potrò mai capir l’amore, quello vero, grande e puro? Le mie reputazioni le vado distruggendo, non ne posso più dei commenti di voi attenti critici e spettatori, giudizi per me vani e fallaci… che poi… qual è la giusta reputazione? Tutte ottenute senza meriti e perse senza colpa: il più bello? Il più stronzo? L’arrogante? Sciocco? Fascista? Voi che non siete mai giunti a concetti fermi ai vostri pre-concetti, voi date giudizi? Arenati in pregiudizi… spinto verso precipizio che costeggia una gran frana attendo, sperando che lei crolli e che torni a riempire quei vuoti che le appartengono e che cerco di ignorare… Quel nulla che riempie giornate intere, confuso da ombre di fantasmi che mi sfuggono e mi illudono di vederla anche quando non c’è più. Vorrei sfiorarla ancora, sentirla qui vicino a me e, mentre si abbassano le luci, chiudere gli occhi: torno per cercarla in quel buio che mi rassicura, in quei sogni che trovano spazio solo la notte, quando la luce si fonde alla tenebra: eccola entrare in scena signori, zitti, fate silenzio. È stupenda, la vedete? È qui di fronte a me, come se non fosse mai andata via, le mie labbra sia aprono come una ferita che non vuol rimarginarsi e restano in attesa di un bacio che fu atteso troppo tempo. E nel silenzio di un bacio, riesce a parlare al mio cuore. L’amo, l’amo come se fosse l’unica volta che ho amato, la differenza dell’oggetto del mio amore non altererà mai la sincerità delle mie passioni, ma anzi le renderà sempre più forti! :”piove amore mio ma non temere, basterà una carezza a far tornare il sole. Non ti curar di loro, non sono che spettatori passivi ai piedi di un palco, è me che devi guardare. Mi sei mancata tanto…e troppo ho fatto per raggiungerti ma se vuoi lo rifarò ancora, ovunque tu vada… no, non fuggire”! Fermatela! Dov’è finita? Qualcuno l’ha vista? L’avete portata via? Dove si nasconde? Ridete??? Cosa ridete? Non è una commedia! O forse si… ma sappiate che è così amaro guardare la felicità attraverso gli occhi degli altri quando non siamo felici…forse ho esagerato. Sto odiando le lunghe giornate estive che mi separano da lei, dov’è la notte? Chiudo gli occhi per rivivere il nostro ultimo bacio: fu per me l’ultimo respiro in quel mondo che non è mai esistito. Nero, angoscia e gelosia, ho tradito anche me stesso pur di sentirla mia. Che buffi sentimenti, mi offuscano la vista, vedo nero ciò che è bianco, bianco ciò che è nero, maledetta gelosia che rende lupi le pecorelle e pecore i vecchi lupi: il peggiore di tutti i mali, l’unico che fa meno pietà alle persone che ne sono la causa. L’amore non è cieco, dove gli occhi vanno volentieri va anche il cuore, e il piede non tarda a seguirli. Non prendiamoci in giro, la gelosia è cieca! E feroce per giunta: sbrana brandelli di cuore, lacera e inietta veleno, odio: mi fa paura…paura come…. La rondinella che non sa volare, dalla grondaia non si vuol buttare, fissa quel vuoto e resta sconcertata, ma è il vuoto dentro che l’ha spaventata o come….come una rosa che non vuol fiorire convinta che così non può appassire, chiusa in sé stessa non vuol più sbocciare e resterà da sola ad invecchiare…Tutta colpa della…o forse no, forse è… paura di amare! Si questo è il segreto, il mistero della vita: solo perché ho paura di soffrire, perso in un attimo d’amore che non vuol finire, vorrei che tutto, anche l’amore, fosse amore eterno, ma senza amor dentro al mio cuor sarà per sempre inverno. E pensare che io non volevo essere un’aquila!!! No!!! A me sarebbe bastato nascere uccellino per cantarle ogni mattina sulla finestra di casa :”Buon giorno amore! Buongiorno!” e vederla stropicciarsi gli occhi mentre aprendo la finestra mi avrebbe invitato ad entrare nella sua stanza con un sorriso… Dov’è la cura? Dove il segreto? Perché la bocca che mi ha aperto la ferita è la sola che può darmi la cura? Sto diventando pazzo ma c’è del metodo in questa follia. Mi costringo a fuggir lontano, più lontano che posso e quando mi tornerà in mente il suo nome non mi vergognerò di piangere, ovunque mi trovi, e so che il piede indugerà ad andare oltre, fermandosi a mezza via. Costringerò le gambe a correre, non mi volterò più per veder la strada fatta, cercando nei ricordi qualcosa che mi faccia tornare, desistere. Guardo avanti per fuggire, per guarire ma quanto ancora dovrò soffrire? Il mio cuore tornerebbe indietro ogni giorno, al punto di partenza, ripercorrere le stesse strade, con le stesse persone, ad occhi aperti, senza sognare, senza illusioni, vorrei veder quei luoghi dove un giorno ho pianto e ridere di quelle lacrime, e arrivare fino a quei luoghi in cui un giorno ho sorriso e restare lì per qualche minuto, a piangere: rovente una lacrima solca il mio viso, rinchiude i ricordi che non so scordare. Perché i ricordi sono come la neve, sapete? Soffice e candida, innocente e silenziosa. Si posano l’uno dopo l’altro sul cuore che li accoglie gioioso come un bimbo e, ignaro, si lascia coprire. Ma troppi bei ricordi presto iniziano a pesare e, come una ramo stanco si spezza sotto un cumulo di neve grave, così si spezzerà il mio cuore, sommerso dai ricordi che non vogliono andar via. Le lacrime che vedete sono lo sciogliersi del ghiaccio dell’anima. Dovrò scappar lontano, distante della fiamma che ha bruciato le mie passioni fino a renderle cenere, e correre finché il fuoco che mi ustiona sarà per sempre spento. Arriverà il giorno in cui un soffio di vento spargerà all’aria quelle ceneri che lente ripercorreranno la strada già percorsa: saranno il ricordo di ogni luogo che mi ha ospitato, di ogni luogo che ho visitato pensando a lei. E dalla cenere, come fenice, rinascerà il mio nuovo cuore, e vedrà altre strade, altri luoghi, un altro amore. Ah, quanto più lontano mi sono illuso di fuggire tanto più ritorno affamato, sciocca idea fuggir lontano dalla mia sorgente alla quale ora torno ancor più assetato. La bocca ormai è secca e cerca ancora, caparbia, i suoi baci: gli unici che la possano dissetarla. Ah, maledetto il tempo trascorso, è trascorso solo a mio danno. Come un moribondo vorrei un’ora, un minuto ancora, per pietà…non credevo che in così breve tempo potesse scavare in me un solco che durerà per sempre. Maledetta fu l’ accusa che l’ ha fatta fuggire, la stessa che la fece piangere. Eppur non saprò mai cosa successe nel suo cuore: non si apprezza il valore di quel che abbiamo mentre ne godiamo ma, appena lo perdiamo e ci manca, gli troviamo pregi che il possesso rendeva invisibili. Per questo sono triste, triste, triste, triste a morte e vorrei non averla mai accusata, seppure credessi vera l’accusa. Ma… se invece del suo viso m’avesse mostrato il cuore….e invece ho sempre voluto la guerra, è superiore alla pace come il giorno alla notte, è allegra, animata, sonora, piena di effervescenza. La pace invece…è un vero strazio, un letargo, ispida, sorda, sonnolenta e insensibile, una creatrice di tensioni più di quanto la guerra sia distruttrice di uomini. Eppure soffro nel sentirla rinnegare il passato, nel vedermi negato il saluto, soffro nel sentire che un errore mi è costato tanto, troppo. Io che vivo di errori, da sempre mi sento dire: “sbagliando s’impara”, ma quante volte ho sbagliato? Dovrei essere perfetto. No, sbaglio e sbaglierò sempre come un bambino che vuol giocare, che avanza a stento, non sa camminare, che prova e cade e sbatte muso e denti, eppur non sente che son fallimenti. E lui testardo torna a camminare, con mani e piedi ce la dovrà fare, sa già un giorno finirà il dolore, giunse quel giorno e corse dal suo amore. Capirmi? Non capirete mai: ho soffocato nell’odio quei semplici misteri che bruciavano i pensieri al fuoco dell’amore…mi tormento, non trovo pace, mai. Così dall’ira il giubilo rimase soffocato e il fato mi fu avverso, rubando il mio universo. Per favore basta coi consigli ve ne prego! Fate silenzio anche lì dietro, non so chi sete e osate consigliare? Mi trapassate le orecchie lasciando solo confusione, come dar consigli se il vostro dolore non è come il mio? Non si può misurare la mia tristezza, la mia angoscia in ogni fitta, in ogni punto, come fate a ridere mentre parlate di lei? Falsi e finti, non di più. Non faccio altro che ubriacare la speranza per soffocare la realtà ma tanto è inutile spiegare, impossibile capire. È buio in fondo al cuore, non riuscirò a plagiarlo, ne a scrivere ciò che mi urla, non eviterò i suoi lamenti, né cercherò d’insegnargli ad essere freddo, distaccato, a battere per tutti con la stessa intensità, no, lui non legge, non scrive, non imparerà mai: è un cuore analfabeta che fa sempre a modo suo. Ma è troppo piccolo il cuore degli umani per sopportare un peso tanto grave come quello di un grande amore. E allora perché cerchiamo l’amore? In un alba colorata, in una stella cadente, persino in compagnia di un buon bicchier di vino? Ovunque in ogni gesto vorrei che fosse amore e quando lo trovo tremo nel guardarlo, come fronteggiassi il peggior dei miei nemici. Cos’è che mi terrorizza? Spaventato da ciò che desidero? Paura? Paura di perdere ciò che non è mai stato mio? È così bella, i sentimenti fanno a botte per contendersela, eppure vedo la mano tremare, la ragione si ubriaca e vacilla, la mia bocca farnetica parole disconnesse, gli occhi sfuggono da uno sguardo che li acceca e…mi smarrisco di nuovo in un sogno. E’ strano questo amore… a chi devo rivolgermi per avere le risposte? A chi se dentro me c’è solo notte e buio? Ma è ovvio! A quelle ombre che mi guidano, a quel buio, alle tenebre, al pessimismo che le accompagna., alla malizia che l’ha create, alla falsità che l’ha cresciute a… non è stato per mia scelta! No! Giuro! Guardo in me e c’è solo buio ma nessuno ha mai il coraggio di entrare e illuminare per scoprire quei tesori che ripongo assai orgoglioso. Se solo qualcuno accendesse una scintilla, illuminerebbe il più grande dei tesori per farlo brillare all’infinito, perché nessuno ha mai tentato? Perché? Ma lei non lo sa,( è un mi piccolo segreto): c’è già nel mio cuore, ce l’ho portata di nascosto, in silenzio, senza dirle niente, e ho chiuso di nuovo le porte, sbarrate, nessuna può entrare, almeno per ora: ma lei resterà lì per sempre, nascosta ed amata, non mi vergognerò mai di un amore fallito, perché so che un giorno verrà quello vero: illuminandomi il cuore saprà che non è lei la prima ad entrare, e piangerà per questo, eh se piangerà! Ma le sue lacrime scioglieranno ogni indugio, ogni dubbio, ogni falsa credenza; non più ruggine, attriti, incomprensioni. Spalancherò le porte del cuore di fronte alla più grande e sincera passione. Quando guarderò quella luce senza tremare avrò di fronte la donna dei sogni anche perché, parliamoci francamente, l’amore non posso consumarlo a furia di sagge riflessioni, finte convinzioni o con un semplice evitarsi, prima che si consumi l’amore si consumerà il mio cuore… eppure eccola di nuovo qui! Zitti, è sul mio palco, davanti a tutti, stavolta è lei! Di nuovo qui, come ogni sera, mi tormenta, ospite sgradito, questa volta ho portato con me il coraggio e le dirò : ”Prego vieni, è il mio palco e questo è il mio pubblico…per la prima volta sono emozionato ma volevo dire… Perdonalo sto scemo, ti prego, sei stupenda stasera, ho già sbagliato troppo. Mi sei mancata tanto, non riesco a trovar pace, mi lascio vivere senza un motivo, se solo volessi…. ricomincerei tutto. Posso prenderti per mano”?.... Sapete com’è finita? Sorridendo l’ho presa per mano, le ho raccontato i miei sogni e i miei segreti nell’orecchio, le ho risposto ad ogni domanda. La perdonerò se a volte non dovesse capirmi, la porterò orgoglioso dove iniziò il tutto, la bacerò di nuovo stringendola al mio petto, guarderemo insieme le stelle e scherzeremo sui suoi desideri, ripercorrerò il passato, portandola lontano, la buffa prima sera, fino a perderci per sempre. Mano nella mano viaggerò nel tempo verso un luogo meraviglioso quanto la sua bellezza da cui non vorremmo ritornare più, e la amerò come non ho amato mai e le sarò vicino, la scalderò il cuore se sentirà freddo, cercando di capire e non la lascerò mai mai mai…più. Accarezzerò il suo viso, dolce come mai, sorriderà e timida, vedendomi tremare mi prenderà le mani, e sorridendo si avvicinerà al mio orecchio, per sussurrarmi: “Svegliati! Stai sognando di nuovo”! Come? Nooo! Cos’è questa luce che mi abbaglia e mi confonde? Fantasmi? Il tempo di destarmi e capire che è stato tutto un SOGNO! Non ci credo, non può essere vero! Sono stufo degli inganni, basta con i sogni! Sono ingannato anche da me stesso, perché??? Odio la notte! Odio quelle ombre che si cibano dei miei ricordi per ingannarmi, odio quei fantasmi che straziano le mie debolezze, le mie paure e se ne servono per confondere i miei sentimenti. Di nuovo! Dov’è finita lei che nei miei sogni sa amare così bene? Cos’è questo strascico d’amore così forte che mi confonde anche ora che sono desto? Da dove viene? Voglio dormire, dormire, dormire! M’inganna la vita! M’inganna anche lei! La odio! …. O forse m’ingannano i sogni? Ah se m’ingannano! Ho chiuso gli occhi credendo di odiarla, mi sono svegliato e non smetto d’amarla…L’amerò per sempre e per sempre vuol dire morire, addormentarsi la sera, sognarla com’era, dolce, per sempre. Quali magie avvengono di notte? Stringendo il cuscino vorrei la sua mano, ma triste è il risveglio e la cercherò invano. Ho l’impressione che era qui con me un minuto fa ma non c’è la sua ombra e svanito è il suo profumo…Era in un sogno, e nell’eterna ombra resterà, e su di lei scenderà l’oblio del tempo a cancellare il suo amore mai nato. E vano era ogni suo bacio, un fantasma mi ha teso le mani, bastava tener chiusi gli occhi e forse sarebbe restata. Vivere di sogni è viver nel buio, sono loro ombre funeste, a confondermi ogni giorno giocando con le mie perplessità…..ma… quanta tenerezza c’è nei sogni, certo più che nella vita, ed è così dolce sognare: non sarà mai così dolce soffrire per gl’inganni … Eppure sono così triste e malinconico: non capirò mai i miei sogni più belli e la verità della vita è un'altra: lei non esiste, lei non è come nei sogni, lei non merita il mio cuore e, in fondo, so già cosa dirò se dovessi rivederla: “Amore mio, amore mio, amore mio….. io non ti voglio più!!!”. E piangendo andrò via in silenzio, per socchiudere lento le palpebre, e nel dolce morir di una notte ritornare di nuovo a sognarla...

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